
Le ricette tipiche dell’Emilia Romagna
Grassa la cucina d’Emilia e di Romagna. Grassa sì, e con questo? Mangi per digerire? Osserva invece, non facciamo scelta, dove vuoi tu, a te la decisione: in casa, nel ristorante di lusso, nell’infima tra le trattorie, come gettata, come abbandonata (le riconosci per le targhe, bibite pissa d’asen, della porta) sulla strada, tra comune e comune, guarda, diciamo, il romagnolo, l’emiliano, guardali come mangiano: lenti e sicuri.

Dimentichi certo, beati loro, per quell’ora o due o tre, del meccanismo che li circonda, del fracasso che li circonda, di tutta la moderna “diavoleria” che li circonda. A tavola tornano uomini, lontana l’alienazione, lontani addirittura la parte, la chiesa, la loggia, il partito. Anarchico o liberale, codino o comunista, guardali come mangiano: lenti e compresi. Grasso il piatto? e che fa? salama da sugo, lasagna al forno, zampone o scarpazzone, sicura la digestione.
La aiuta certo la sapiente scelta del pane: cornetti sottili, saporiti e croccanti; o pane largo, polpa dura ma leggera ed aerea; quando non addirittura la pié, piada o piadina in lingua, che Giovanni Pascoli definì “il pane, anzi il cibo nazionale dei romagnoli”.

La aiutano ancor di più la digestione, i vini dei luoghi, Albana, Sangiovese, Lambrusco, Fontanella, Cagnina e così via, vini di non grande casato, ma tanto schietti e freschi da pacificare la più inquieta delle pietanze. Su questa larga, paciosa, predisposizione gastronomica è cresciuta la cucina dei luoghi; ecco allora la paziente confezione delle paste ripiene; gli anolini in primis, di Parma; i tortelli piacentini; i cappelletti ferraresi e romagnoli; i ravioli di Modena; e i tortellini bolognesi che il poeta vuole nati da suggestione amorosa: l’oste “…che era guercio e bolognese vedendo di Venere il bellico l’arte di fare il tortellino apprese”.

Antipasti
Primi Piatti
Secondi Piatti
Contorni
Dolci

Torta degli addobbi (Torta di Riso)